Riportiamo l’intervista a Lucio Valente, presidente di Infosons e coordinatore di Generazioni Legacoop pubblicata su CorriereNazionale.it
Giovani “Generazioni”, ricambio in cooperativa
Che l’Italia sia sempre meno un Paese per giovani lo testimoniano ormai numerosi dati, in primis quelli riguardanti disoccupazione e precarietà, ma molti di loro non restano con le mani in mano e il mondo delle cooperative non fa eccezione. L’ultimo esempio la settimana scorsa con la nascita di Generazioni, il Coordinamento Nazionale dei Giovani Cooperatori under 35 di Legacoop. Scopo della nuova struttura quello di diventare «un veicolo di informazioni e di idee, un modello di ricambio generazionale che si rivolga al merito, alla professionalità ed alla partecipazione come elementi cardini del confronto». A coordinare il gruppo Lucio Valente, 30 anni e presidente di Infosons, una cooperativa di servizi informatici nata a Roma nel 2007.
Lucio, la crisi che stiamo attraversando sta facendo emergere con forza una “questione giovanile”: come se ne esce?
«Tutti insieme. Perché se la crisi ha reso urgente la necessità di elaborare un nuovo modello economico, i giovani possono rappresentare il valore aggiunto di un percorso teso a stimolare la creazione di una cultura che rimetta l’uomo, il lavoro e la cooperazione al centro delle politiche di sviluppo».
Esiste un problema di ricambio generazionale anche nelle cooperative, oppure porta aperta e principio democratico contribuiscono a riequilibrare la situazione?
«Qualcosa è stato fatto e qualcosa si sta facendo, ma il problema coinvolge anche il mondo della cooperazione. Voglio però subito precisare una cosa. Quando si parla di ricambio generazionale, di solito si pensa alla mera sostituzione di cariche di responsabilità in base esclusivamente al fattore età. Io non condivido questa visione: non credo che il solo fatto di aver raggiunto una certa età voglia dire non essere più adatti a ricoprire un ruolo, e d’altra parte non credo nemmeno che l’essere al di sotto di una certa età rappresenti curricolo sufficiente per ricoprirlo. L’elemento fondamentale resta infatti la competenza, e alcune competenze non possono che arrivare con l’esperienza. Adottare delle politiche per il ricambio generazionale, quindi, dovrebbe innanzitutto voler dire promuovere la formazione costante dei giovani, in un giusto mix composto dalle competenze dei lavoratori con più esperienza e dall’innovazione e dall’entusiasmo che, spesso, sono invece le nuove generazioni a poter introdurre. E poi in cooperativa coinvolgere i giovani conviene a tutti…»
In che senso?
«Il modello cooperativo è intergenerazionale per eccellenza, dal momento che tutto quello che va oltre lo stipendio dei soci e dei dipendenti, vale a dire il profitto, viene reinvestito nell’azienda e non può essere portato a casa da nessuno. Ora, un giovane coinvolto attivamente in una cooperativa, e da questo punto di vista il principio democratico aiuta non poco, farà di tutto perché gli affari vadano bene, poiché è nel suo interesse che l’impresa ottenga risultati non solo, o non sempre, nel breve ma anche nel medio-lungo periodo. Ciò porta evidenti vantaggi sia ai soci della cooperativa che alla comunità circostante. In altri modelli di impresa invece, dove a comandare è il capitale, il management tende a migliorare le performance e i risultati innanzitutto nel breve termine, con tutte le conseguenze negative che questo comportamento può avere per i lavoratori e per i territori».
Tenuto conto di tutto quello che hai appena detto, la promozione del modello cooperativo verso i più giovani diventa allora un compito fondamentale…
«Questo è un punto che considero estremamente importante. Capita infatti non di rado che anche laureati in economia non sappiano nulla di cooperative. E lo dico per esperienza diretta: frequentando la facoltà, mi sono reso conto che il modello cooperativo viene solo sfiorato durante i corsi, spesso solo se qualcuno fa domande. Uno dei temi che come Generazioni ci siamo dati l’obbiettivo di approfondire è proprio quello della promozione del modello cooperativo anche al di fuori dei cooperatori o degli addetti ai lavori, ad esempio con iniziative all’interno di università e scuole».
A.P.
No comments yet.